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Wrand Living: siamo nati come community per portare la sostenibilità nel mondo della moda

Ciao Alice, grazie per aver accettato di scambiare due chiacchere con noi! La prima domanda, come nasce Wrad?

Wrad nasce nel 2015 da Matteo Ward e Victor Santiago, due persone che lavoravano per una grande casa di moda internazionale e che decidono di lasciare la loro confort zone per seguire un obiettivo che si tramutasse in catalizzatore positivo all’interno dell’industria della moda. Si erano resi conto che l’industria non rispecchiava più i loro valori e stavano contribuendo ad aumentare il problema del consumo eccessivo e poco consapevole. Decidono allora di partire per un viaggio in giro per l’Europa, da cui nasce la pagina Instagram wrad_living, per educare se stessi in primis e poi i loro follower sul reale costo ambientale e sociale della moda. Quello che imparavano lo condividevano con un crescente pubblico di persone che avevano sete di verità. Poco dopo questo viaggio nasce una collaborazione importante con Marina Spadafora di Fashion Evolution che dà origine ad un format educativo portato nelle scuole in tutta Italia. Successivamente arriva l’incontro con Susanna Martucci di Alisea da cui nasce il primo prodotto Wrad, GRAPHI-TEE, una T-Shirt tinta con polvere di graffite riciclata.

Solitamente la ricerca della sostenibilità viene dopo la nascita di un brand. Voi invece siete nati sostenibili. Questo è un vantaggio?

Nel nostro caso è sicuramente un vantaggio perché ci ha permesso di sviluppare l’azienda con un approccio sistemico. Solitamente i brand che non nascono con questa idea partono dal prodotto: come sviluppo un prodotto sostenibile? È necessario, ma per noi il prodotto è stato paradossalmente l’ultima cosa. Prima ci siamo chiesti: come si comporta un manager Wrad? Come comunica? Come si pone nei confronti dei colleghi? Dei clienti? La sostenibilità guida ogni nostro passaggio aziendale, dal posizionamento dei prodotti ai brand con cui decidiamo di collaborare. Abbiamo iniziato questo percorso nel 2015 e oggi offriamo il nostro know-how a brand terzi che voglio approcciare la sostenibilità ma non sanno da dove cominciare. Noi li supportiamo nell’immaginare modelli di business in linea con le reali esigenze del pianeta, delle persone e del mercato.

In termini economici puntare sulla sostenibilità è un vantaggio?

È un vantaggio da due punti di vista. Quello operativo e quello strategico. Strategicamente è un vantaggio in termini di posizionamento del brand e allineamento con le aspettative di un pubblico giovane che per il 75% dichiara di voler sostenere brand di cui condividono i valori e che abbiano attenzione sociale e ambientale. Poi ci mette in un’ottima posizione per investire in ricerca e sviluppo. Pensiamo inoltre al talent retention, l’acquisizione e il mantenimento dei talenti. Io lavoro da Wrad da due anni, anche di più, però per me non un lavoro. È un progetto in cui credo e per cui vado a lavoro con una carica pazzesca. Dal punto di vista operativo conviene perché non siamo poco soggetti al price volatility delle materie prime che usiamo. Se i prezzi delle materie prime aumentano a causa della scarsità o della redistribuzione dei terreni agricoli, operare in maniera sostenibile è un vantaggio in termini economici perché utilizziamo materiali di scarto o materiali che sarebbero stati gettati via.

Oltre alla tutela dell’ambiente quali sono i valori in cui vi riconoscere e che promuovete?

I valori su cui è fondata Wrad sono ambientali e sociali. Il 20% della popolazione mondiale rappresenta l’80% del consumo globale di risorse. In Germania il consumo medio di risorse pro-capite è tra le 33 e le 40 tonnellate all’anno. Per le Nazioni Unite un consumo sostenibile dovrebbero essere 8 tonnellate. Il problema ambientale è un problema sociale, di distribuzione iniqua di risorse. Prendiamo l’industria della moda e pensiamo ai milioni di garment workers che lavorano nel Tess Fashion senza un salario adeguato a garantire i bisogni umani basilari.

Che impatto ha avuto il COVID sulla vostra azienda e sul vostro mondo?

Abbiamo riscontrato le stesse difficoltà che hanno riscontrato tutti. Eventi cancellati, lanci prodotto rimandati. Dal punto di vista del Fashion System ha esposto dei problemi che ci portavamo dietro da anni. Troppa quantità, poca qualità, crisi del modello di distribuzione, fortissima sconnessione tra prodotto e reali esigenze del mercato. Poca trasparenza. Ha messo sotto i riflettori il reale bisogno di continuare a investire in educazione per provare a risolvere l’asimmetria informativa fortissima che crediamo sia la principale causa dell’inefficenza ambientale e sociale del Fashion System. Ha poi messo in luce la reale esigenza di continuare a investire in ricerca e sviluppo per portare sul mercato innovazioni che favoriscano l’economa circolare e sfruttino meno risorse. E’ stata una wake-up call, una crisi di cui forse avevamo bisogno!

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