Alessandra Vaccari, senior specialist della sostenibilità di GreenGo, ha vissuto una settimana a Xixuaú nel cuore dell’Amazzonia. Qui si è trasferita la biologa e attivista Emanuela Evangelisti, vincitrice del Premio Campiello Ambiente 2024 con il libro “Una vita nel cuore della foresta”, che anima un villaggio gestito da una cooperativa e sostenuto da governo brasiliano e comunità internazionale.
Alessandra, com’è nata l’opportunità di andare a Xixuau, nel cuore dell’Amazzonia?
Cercavo una meta che unisse natura, impegno per la sostenibilità e esplorazione di nuovi modelli di sviluppo. È stata un’esperienza di vita ma al tempo stesso un’opportunità per approfondire ambiti di competenza professionale, visto in GreenGo ci occupiamo di sostenibilità e promozioni di progetti sul turismo sostenibile. Grazie delle amicizie avevo la possibilità di conoscere questi luoghi remoti con chi ha deciso di trasferirvisi ed eleggerli a propria casa.
Chi si prende cura del villaggio?
Il villaggio, da villaggio nativo, si è oggi evoluto grazie al sogno di Emanuela Evangelista, una biologa italiana, scienziata, attivista, che dopo essere venuta qui per studiare si è innamorata dell’Amazzonia. Un po’ alla volta ha dato vita a un centro che rispettasse la visione di una terra senza confini, dove non esiste una specie che prevarica sull’altra. I gestori del villaggio si sono associati e lavorano in forma cooperativa, integrati alla comunità di riferimento. Quarantasei soci, donne e uomini che guidano un’organizzazione nel rispetto delle persone e dell’ambiente con il supporto del governo brasiliano e di molte realtà internazionali. Tra l’altro Emanuela ha appena vinto il Campiello Natura con il libro Amazzonia “Una vita nel cuore della foresta”.
Quanto complesso è raggiungere luoghi come questo?
Oltre alle dieci ore di volo intercontinentale dall’Italia bisogna aggiungere il volo interno da Rio de Janeiro a Manaus. Poi con tre ore di auto si arriva al porto di Novo Airao e da lì bisogna navigare il Rio Negro, affluente di sinistra del Rio delle Amazzioni: ventiquattro ore su un battello di legno in direzione Xixiau. Complessivamente, dall’Italia, quasi due giorni addentrandoci piano piano nel centro del cuore amazzonico.
Aiutaci ad immergerci nella foresta, quali sono le cose che ti hanno colpito di più dell’Amazzonia?
La natura è predominante in tutto il Brasile anche nelle metropoli, la città dentro la natura e non viceversa. Le nostre città investono nel verde urbano ma che rimane comunque marginale e vincolato a compensare lo sviluppo urbano. Si pensi a quanto sono vissuti come lontani, quasi selvaggi, i centri delle aree interne o le zone fluviali. La semplicità restituisce alla vita un ritmo diverso. Nella foresta, anche 24 ore di viaggio possono essere facili, se si rispettano i tempi del fiume, del sole delle persone. Per dormire ci si porta un’amaca da casa e bisogna mettere in conto che ragni, serpenti, scimmie e alligatori sono compagni di viaggio.
Secondo tutte le principali previsioni delle organizzazioni sovranazionali la popolazione vivrà sempre di più in contesti urbanizzati con città sempre più grandi. Cosa potrebbero imparare le città e i suoi cittadini dai contesti naturali?
La prima cosa che mi viene in mente è che semplicità non significa povertà. La semplicità è uno stato d’animo che permette di amare ciò che si ha. In secondo luogo che dove c’è connessione con la natura si crea senso di comunità, è come se la natura fosse parte della comunità. Per questo dovremmo sforzarci di recuperare alcuni elementi “naturali” come i paesaggi, i rumori, i tempi, il cibo anche nei contesti urbani. Restituire un po’ di semplicità e in relazione a questo creare più comunità.
L’Amazzonia è sicuramente un’esperienza fuori dall’ordinario. Qual è il prossimo sogno nel cassetto?
Ogni meta suscita curiosità, oggi come oggi vorrei poter tornare a Beirut o a Gerusalemme in tempo di pace.